DAMMI RETTA (la fiera dell'abitudine)
Non ti chiedo mai cos'è successo
o forse veramente
non te l'ho chiesto spesso
che in fondo lo so... e tu lo sai
che non c'è più niente
da aggiungere adesso
Dammi retta, ché dove sia virtù
sarebbe deprimente
non lo sapessi neanche tu
ché non è chi parte, ma chi resta
quello che è assente
quello che non c'è più
Bevo whisky per non dimenticare
che sono cosciente
e poi ho già smesso di volare
ma corro incontro ai miei rischi
al gioco innocente
che vuoi trasformare
Meravigliosa solitudine di banchi e ombrelloni
alla fiera dell'abitudine dove stanchi d'ogni cosa
lo sguardo si ferma ai suoni della nostra inquietudine
Mi hai scritto dal tuo futuro
ma io sono cresciuto
e non sapevo se tenerti all'oscuro
o mostrarti il mio cuore sfitto
predisposto al saluto
...e misuro i miei passi sicuro
Dammi retta, dove sia il torto
sarebbe deprimente
sapessi e non mi fossi accorto
ché non è chi parte, ma chi resta
quello che è assente
quello che è morto
E ancora cerco tra le bancarelle
un ricordo decente
un sorriso, o quelle coccinelle
e quanto, insieme, abbiam sofferto
ti torna in mente?
da un ospedale a contar le stelle
Meravigliosa solitudine di banchi e ombrelloni
alla fiera dell'abitudine, dove stanchi d'ogni cosa,
lo sguardo si ferma ai suoni della nostra inquietudine
armando (ik) - novembre 2004